C’è poco da fare. Inizia la materna, inizia così l’ingresso in società. Per voi, con le altre mamme, per il pupo, con i suoi coetanei. La chiacchiera con le altre mamme al parchetto vicino casa in confronto non è niente. E io l’ho già capito dal primo open day. Si, perché l’open day degli asili tra gennaio e febbraio sarà la vostra parola d’ordine, il vostro credo quando qualcuno vi chiederà ‘ l’hai già iscritto all’asilo?’ ‘No, prima mi devo fare tutti gli open day della città’. Senza volerlo ma obbligate nei confronti del vostro pargolo entrate nel percorso-criceto, da un asilo all’altro, da una maestra all’altra, paragonando, scartando, dubitando. Infatti, invece di chiarirvi le idee, dentro di voi si insinuerà il dubbio: sarà il posto giusto? Troppo lontano? E le maestre saranno in grado? Mangerà bene? E i servizi saranno all’altezza? Così da mamme ansiolitiche standard vi trasformerete in mamme ansiolitiche con paranoie notturne. La verità è che a tutte noi basterebbe poco: un ambiente sereno, sicuro in cui il piccolo possa passare delle ore giocando e imparando. Dovrebbe essere questo il senso degli open day, rassicurarci… . Invece, no. Subentrano la qualità dell’ambiente e delle strutture, la classi miste o no, il parco per stare fuori, il mangiare ad hoc per ogni esigenza. Diventa difficile conciliare tutto, essere contente per tutto. Lo scrivo perché sono la prima ad avere mille domande e alla fine non ne tiro fuori le zappette. Peggio di un compito in classe, di uno stage non retribuito, della notti insonni ( per quest’ultima stavo scherzando). Ma questo, ho capito, sarà solo l’inizio.
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