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Sono quelle sensazione che da grande, poi, dimentichi: come fare la pipì alla luce del sole, mangiare cibo con le mani, correre per strada ridendo senza un motivo, sporcarsi senza ritegno gustando il primo gelato di stagione, rimanere nudi per ore a giocare. La natura, sopratutto d’estate, si fonde con i bimbi: li sporca, li ferisce, li accompagna nella loro autonomia. Diventa un amico di gioco sulla spiaggia, quando all’ora del tramonto, tutti sono andati via. E lui rimane lì con in manoil suo bastone di legno, la battigia e il suo orizzonte privato. Così dopo tanto mare, tra bagni a sfinimento e corse chilometriche dietro a un pallone, ieri mattina abbiamo fatto un salto in un grande giardino di un albergo vicino casa, all’hotel Mediterraneo di Santa Maria Navarrese, in Sardegna, che ormai conosciamo da anni. Qui, per una mattinata, abbiamo trovato il nostro paradiso. Fatto di laghetti giapponesi con ninfee e altre piante acquatiche, papiri, palme e bunganville. Cosa può fare un ponticello sullo stagno? Intrattenere un treenne spericolato e impavido, capace di correre da una parte all’altra esigendo di togliere le scarpe. Perché correre nell’erba è meglio, perché è morbido, perché è fresco. Così anche la mamma ha tolto quelle fastidiose infradito…

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