Il Natale è per i bambini. A loro bisogna fare i regali. Per loro si muove Babbo Natale, Gesù bambino, la nonna, il nonno, il vicino di casa, lo zio mai visto. Ok…. però a un certo punto basta. Quando è troppo è troppo: quando attorno a te vedi solo pacchi da scartare senza interruzione di continuità, quando a ogni pacco scartato c’è solo l’ansia frenetica il scartare il prossimo pacco, c’è qualcosa che non torna. Non può essere questo Natale. I bambini da creature dolci e pure si trasformano in piccoli ossessivi vogliosi solo di stracciare la carta e passare a ciò che verrà dopo, un po’ come i malati di gioco, un po’ come quelli che comprano il gratta e vinci, uno dopo l’altro. Il brivido del grattino si trasforma nel brivido dello scarto. E non importa più quello che c’è dentro, chi l’ha portato, chi l’ha scelto, a cosa serve. Forse domani il piccolo assetato andrà in astinenza da apertura regali, come i tossici. Niente dose di pacchi ? Ma mamma ne ho bisogno… . Allora mi chiedo che senso ha? Per me, mamma di un treenne, questo sarà l’ultimo Natale in queste condizioni. Non mi ero mai trovata ad affrontare la ciurma di parenti stracolmi di pacchi che senza sosta lasciano il loro obolo. No, il prossimo anno, fuggo. Vado in ritiro in qualche albergo di montagna e se Babbo Natale vorrà lasciarci un bel paio di calzini (almeno utili) andrà bene, altrimenti andrà bene il doppio.
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