Ieri era una di quelle giornate perfette: cielo cristallino, sole limpido, aria fredda ma non scoraggiante. “Allora famiglia si esce in bici stamattina?”. Neanche avessi detto vi faccio mangiare cavoli per una settimana… . Facce fisse, pronte a sfidarmi, pronte a dire no alla bici. Marito, lasci pure passare, se potesse parcheggiare dentro il Conad lo farebbe, ma figlio di due anni e mezzo no. E invece, forte del babbo, mi guarda fiero di potermi dire di No, coperto alle spalle.
“È freddo meglio andare in macchina”. Ecco se c’è qualcosa che mi fa girare è questo. Solo mio marito se mi chiede sono stanca a fine giornata mi fa arrabbiare di più. È freddo, e quindi? Vogliamo tapparci dentro? Vogliamo aspettare l’arrivo delle rondini? Esistono cappotti, guanti, cappelli. Esiste una specie di armentario per l’inverno capace di far andare gli esploratori nell’antartico. Usiamo quello, però andiamo in bici. Invece niente. Allora la mamma, con il broncio fino a terra, è costretta a rinchiudersi nell’abitacolo, a soffocare con il riscaldamento dell’auto, a calcolare il tempo che ci avrebbe messo in bici (sempre meno) rispetto all’andamento del veicolo. Ma che importa? Nessuno se la fila questa mamma che vuole, in fondo, solo pedalare.
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