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Già la parola fenomenologia fa pensare a un mostro a tre teste. A voi no? A un caso di studio o di esperimento mal riuscito. Fatto sta che la ciclo-mamma esiste, vive, si riproduce e ha delle caratteristiche ben precise. Usi e costumi che difficilmente troverete altrove o in altre mamme munite di motore a scoppio.

La mamma in bici è uno stradario umano. Sì, sì. Google map in confronto è il nulla. Sa muoversi in strada come fosse la sua seconda casa. Conosce strade, divieti, contromano e stop come null’altro nella sua vita. Chiedete indicazione a lei e arriverete alla mano.

La mamma in bici è agile e scattante come uno stambecco. Non ha tempo da perdere. Sale in sella in un secondo e scende al volo mentre già mette la catena. Chiama il figlio mentre sorpassa (e non dovrebbe), organizza cene mentre pedala e annuncia al mondo che lei della macchina non ha proprio bisogno.

La ciclo-mamma, se è senza bambino a bordo, vuole dominare la strada, si sente la leonessa della giugla. È più forte di lei. Abituata a far rigare tutti dritto in famiglia, sulla strada pretende di fare lo stesso. Rimette sulla pista ciclabile il nonnetto che si è distratto un attimo. Avverte il bullo di turno a spostare l’auto dall’entrata del supermercato e avverte la signora che le attraversa la strada che non ci si butta sulla strisce pedonali. Però, ogni tanto, mamma, datti una calmata… che prima o poi le prendi.

Ha il dono dell’ubiquità. Non è Dio, ma ci va vicino. Abituata a pedalare chilometri e chilometri, la ciclo-mamma un minuto prima è davanti alla scuola ad accompagnare il figlio e un minuto dopo è al supermercato dall’altra parte della città. Fate una prova in macchina. Non riuscireste a essere altrettanto veloci.

La ciclo-mamma è una donna irreperibile. Telefonicamente impossibile da raggiungere. Il suo cellulare vive una tasca della borsa: nulla vale la suoneria a palla o la vibrazione. La mamma è temporaneamente assente.

Tra gli altri doni divini, ha quello della forza erculea. È l’unica che su un mezzo a due ruote riesce a farci stare due bambini di 15 kg l’uno, le borse della spesa, i giochi e gli zaini dei bimbi. Come ce la faccia è un mistero.

Non ha tempo da perdere in chiacchiere. Tutto dev’essere ottimizzato. Come se la vita fosse una gara ciclistica, infatti la sua pausa caffè assomiglia più a un pit stop.

Si muove in solitaria. È più un orso che altro. Fatica a viaggiare su due ruote in compagnia. Ha i suoi tempi, i suoi percorsi, le sue dinamiche cittadine. Così si muove volentieri da sola, ascoltando musica, pensando già a cosa preparare per cena.

Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente sì, quindi ciclo-mamme fatevi sotto…

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