Santo grembiule pensaci tu. Bianco, rosa, azzurro, giallo, a quadretti? Meno male ci ha pensato la suora a tappare la bocca ai genitori: bianco per tutti ( e non si dica che non si sfili!). Bianco senza discriminazioni di sesso ( orma il rosa dona anche ai maschietti), sociali (la maglietta firmata ve la guardate a casa) e che si sporca come pochi ( qui avrei qualcosa da ridere). Ma tant’è. Che bianco sia. Faremo scorte di omino bianco. A un certo punto qualche genitore genio… Ah, si usano ancora i grembiuli?
Noooo, ma va, in nome della libertà di espressione, ognuno si vesta come vuole: pure da Spiderman (noi saremmo già pronti). Se una mattina vostro figlio senza di sentirsi la principessa Frozen, perché no. O è Carnevale tutti i giorni o non è Carnevale mai.
Magari la creatività ne gioverebbe, i bimbi non soffocherebbero sotto queste pesanti divise, in nome dell’omologazione. Perché, infatti, chi l’ha detto il grembiule vada messo? Forse quei retrogradi del passato? Qualche maestra depressa del dopoguerra?
Forse solo per tutelare i più disagiati e basta? Forse per non mettere in imbarazzo nessuno, almeno partendo dal primo biglietto da visita, l’abito? Così mi è venuto in mente un articolo letto qualche anno fa, ( quando ai grambiuli nemmeno ci pensavo) del giornalista Massimo Gramellini.
“Si pensava che la creatività, per potersi manifestare, avesse bisogno di un limite da infrangere, essendo la trasgressione la condizione naturale in cui il talento individuale si esprime. Insomma, secondo quei retrogradi impenitenti dei grembiulisti, la creatività consisterebbe nel tentativo di togliersi lo stesso grembiule degli altri. Al contrario, se quel grembiule non c’è, si passerà la vita alla ricerca di omologazioni rassicuranti. Cioè di altri grembiuli, opinioni e pregiudizi collettivi da mettersi addosso”.
Fate un po’ voi. Noi abbiamo scelto l’ecogrembiulino della nuova collezione Happy School Siggi e non vediamo l’ora che suoni la campanella.