Non ci sono cavoli. Quando i bimbi sono piccoli viaggiare è stremante. E non fate quelle facce. A voglia a dire che è divertente, basta organizzarsi, che il cambiare aria fa bene, che bisogna essere predisposti. Ditelo a qualcun’altra non a me. A me vengono i nervi solo se sento l’aria di mamme viaggiatrici leggere e leggiadre come appena uscite dal parrucchiere: loro sono reduci da una scarpinata di trekking su per le montagne con bimbo neonato in fascia, zaino in spalla con tutto l’occorrente, reflex in una mano, iPhone nell’altra. Nemmeno un segno di stanchezza al cheeeeeeessss. Dopo una giornata del genere, appena due minuti e il post è già bello che pronto sul blog.
Ma come fai mamma travel blogger?
Ma come fai a non sentirti uno straccio solo per aver portato tutto il giorno tuo figlio al petto? Come?
Noooo sei tu che sei chiusa, che non sei predisposta, che sei arroccata nel tuo castello fatto di riti e routine e non sai staccare la spina.
È qui che ti sbagli mamma travel blog. Perché io la spina se la stacco così collasso. Se mi faccio due ore in macchina con neonato (ne bastano due), se non trovo più il bollitore e il latte fresco nel raggio di un metro, se non dormo quando lui dorme, potrei collassare a terra.
Vabbè, dirai, adesso il tuo ha tre anni…
Vero, tre anni, maggiore autonomia ecc… . Ma di fatto le mie mansioni di casa in albergo restano ancora più complicate. Per non parlare dall’impacchettamento bagagli all’andata e al ritorno, del marito che si sente ringiovanito di dieci anni, dell’espressione inebetita (sempre del marito) che ancora non ha capito che stanotte lui (il treenne)dorme con noi.
Voi mamme travel blogger sono sicura non avete tutti questi problemi. Se si è deciso di partire, si parte. Spavalde, felici, senza pensarci su troppo. Perché se ti fermi a riflettere… quella domandina nella testa ti viene: ma chi me lo fa fare????